Blog. Ognuno di noi ne ha almeno creato, gestito o curato una nella sua vita digitale. Di cosa stiamo parlando? Del diario virtuale, uno degli strumenti di comunicazione più diffusi nel mondo.Giornali online, diari personali, siti di promozione professionale, luoghi di confronto virtuale: cosa c’è dietro i blog?
Il primo blog apparve nel 1993 e fu creato da Tim Bernes Lee. Il contenuto del blog era semplicemente una lista di link accompagnati da un commento.
Nello stesso anno il NCSA realizzò un blog chiamato “What´s News?” in cui venivano elencati i nuovi siti internet, catalogati per data e commentabili.
Più tardi, questo servizio diventò di proprietà di Netscape, che lo trasformò nella prima guida online di siti web.
Nel 1996 Dave Winer realizzò un blog denominato “24 Hours of Democracy”, il cui obiettivo era creare un punto d’incontro online per discutere anche sulla libertà di espressione nel Web. Questa iniziativa riscosse notevole successo, portando Winer alla creazione di un’impresa per lo sviluppo di software per blog.
Ma la parola “weblog” è opera di Jorn Barger, che la utilizzò nel 1997 per definire la sua collezione di link. Nel 1999 il termine“weblog” venne troncato in “blog”da Peter Merholz che lo utilizzò come verbo, scrivendo “we blog” e dando origine ad una serie di vocaboli da esso derivati: blogger, bloggare, blogosfera.
Dal 1999 apparvero una serie di portali dedicati ai blog: Eatonweb Portal, Blogger e poi WordPress e Splinder.
In soli 7 anni il fenomeno dei blog è nato, si è sviluppato e si è affermato globalmente. Per quanto sia ancora difficile definire esattamente cosa sia un blog, esso è caratterizzato da alcuni elementi (uno o più autori, vari post, categorie, un ordine cronologico, possibilità di commentare) che lo rende immediatamente riconoscibile.
Tra il 2009 e il 2010, con ilboom dei social network, si pensò che il blog stesse per attraversare un periodo di crisi. Si temeva che Facebook sarebbe diventato l’unica piazza in cui gli utenti avrebbero condiviso i loro pensieri e contenuti, o che il micro-blogging di Twitter potesse minare l’abitudine del long copy. Ma questa deriva non è mai arrivata.
Il blog ha sempre mantenuto una sua identità e si è vestito di ruoli istituzionali: l’editoria ha strizzato l’occhio al nuovo strumento, inserendo sui siti giornalistici pagine dedicate ai blog personali delle firme più seguite, ma anche le aziende hanno sostituito sempre più i vecchi siti vetrina con siti dinamici, periodicamente aggiornati e basati su questo sistema.
Quanti blog esistono oggi? Bisogna pensare che nel 2007 se ne contavano circa 70 milioni. Proprio la figura del blogger e l’importanza che questi spazi para-editoriali hanno acquisito come fonte di informazione ha portato alla richiesta pressante di vincoli legislativi.
Nel 2007 Tim O’Reilly, una personalità di spicco dei nuovi media, propose una sorta di breve codice etico per i blogger in 7 punti:
La possibilità di esprimere le proprie opinioni e dire ciò che si vuole ha reso possibile il proliferare delle famigerate fake news nei diari di rete e non solo.
Nel 2007 il Governo presentò un disegno di legge sulla riforma dell’editoria, in cui veniva stabilito per i blog l’obbligo della registrazione. Dal 2011 è possibile il sequestro preventivo di un articolo “asseritamente diffamatorio” pubblicato sul blog, ma solo se si tratta di un giornalista professionista.
Certo è che l’uso del blog ha portato ad un nuovo modo di incontrarsi, confrontarsi e informarsi. Non sappiamo a cosa porterà quest’ondata di pagine, molte delle quali ancora tutte da scrivere. Una cosa è certa: la rivoluzione sociale e comunicativa attuata dai blog non è da sottovalutare.
Nei nostri precedenti articoli abbiamo anche parlato di Netiquette, del Perché è importante avere un sito web, delle tecniche del SEO, Social Media Marketing, di 7 consigli indispensabili per la crescita della tua attivita’ e di Linkedin per le aziende.